Parafrasando un noto proverbio italiano (e anche francese: le chat parti, les souris dancent), possiamo introdurre la struttura grammaticale che permette di esprimere delle ipotesi e delle condizioni.
Stiamo parlando del famigerato « periodo ipotetico », che ci serve ogni qual volta cominciamo una frase con SE.
Prima di iniziare, una piccola precisazione. Spesso tra il francese e l’italiano si fa un po’ di confusione fra la particella SE e il pronome SI (in francese, infatti, « se » si traduce con « si »). Ricordiamo dunque che SI esiste in italiano ma per indicare:
- la forma impersonale « non si parla con la bocca piena!« , « il venerdì si mangia tradizionalmente il pesce » ;
- il pronome di terza persona singolare con i verbi riflessivi « Leonardo si diverte molto inventando marchingegni« .
Se accentato, poi, diventa « sì » ed è tutta un’altra storia!

Non è solo il periodo ipotetico che impedisce la comunicazione…cosa vorrà mai dire il ragazzino viziato?
Ritornando al SE, abbiamo visto brevemente come costruire delle frasi che esprimono delle ipotesi reali, aiutandoci con gli ottimi schemi messi a disposizione dall’Accademia del Giglio di Firenze qui: http://www.adgblog.it/2010/06/20/il-periodo-ipotetico-nella-lingua-italiana/ (solo per quanto riguarda il periodo ipotetico di primo tipo).
Esprimiamo dunque un’ipotesi, da cui dipende una condizione. « Se il gatto non c’è » è la condizione che permette ai gatti di ballare tranquilli.
Ciò che sembra più sorprendente ai parlanti francesi è il fatto di poter esprimere un’ipotesi reale con il futuro, mentre abbiamo visto che il futuro porta spesso con se’ un alone di incertezza (come ci fa notare accuratamente Roberto Tartaglione in un’ottima precisazione grammatico-culturale).
« Se domani pioverà, prenderò un ombrello » ha lo stesso grado di probabilità di « se oggi fa bello, vado a fare una passeggiata », salvo che, visto che si riferisce a qualcosa che accadrà in un tempo posteriore, si usa il futuro.
Finite le spiegazioni più strettamente grammaticali e fatto un piccolissimo esercizietto , abbiamo provato subito ad applicare la costruzione del periodo ipotetico della realtà alla comunicazione.
Ci siamo serviti di una brillante idea proposta sul sito Stranità, una piattaforma ricchissima di consigli preziosi per rendere l’insegnamento dell’italiano interessante, modificandola leggermente. L’originale lo si può trovare qui.
Ogni persona del gruppo ha scritto una lista di dieci frasi che iniziano con SE (ovvero espresso delle ipotesi).
Per esempio, i nostri corsisti hanno scritto: « Se non lavoro il primo di gennaio… », « Se sono malato/a… », « Se ho fame… », « Ti darò un bacio se… », « Se il sole brilla » e via di seguito.
Si sono poi divisi in coppie e ogni coppia ha scelto il nome per la propria squadra (tra l’altro, avevamo « The tigers » -bell’esempio dell’anglofilia italiana 😉 e « Catlu » dalle iniziali delle componenti).
Dopo la spiegazione dell’attività e il chiarimento dei dubbi, ci siamo lanciati. A turno, ognuno doveva pescare una frase scritta in precedenza (i fogli su cui si sono scritte le frasi sono stati ritagliati in bigliettini) e leggerla ad alta voce (eventualmente, se c’erano errori o non era chiara, la si è ritrascritta sulla lavagna). Poi, dopo aver indicato se la continuazione della frase avrebbe preso una piega positiva o negativa, ognuno doveva scrivere la conseguenza dell’ipotesi.

Se la telepatia funziona, si vincono punti!!
Dopo aver scritto dieci frasi ci siamo fermati a leggerle. Naturalmente, si vincevano dei punti se si scriveva una frase molto simile all’altro componente della squadra. Se la telepatia era inter-squadra, ogni squadra si aggiudicava mezzo punto. Quando non c’era l’accordo sull’attribuzione dei punti, ci sono state delle vivaci discussioni…!
In ogni caso, viste le risate, penso che sia stata un’attività più che azzeccata per non farsi traumatizzare dal periodo ipotetico!
Chissà se resterà facile anche quando ci si complicherà la vita con la possibilità e l’irrealtà??